mercoledì 9 gennaio 2013

"Questione di Potere" contenuto speciale di CoLS

Il periodo ufficiale di distribuzione di CoLS è finito e Cassandra ha pubblicato un contenuto speciale che si poteva trovare nella target edition. Si chiama "Questione di Potere" e contiene una scena di Alec e Camille che parlano di cos'altro?Se non di Magnus!. Sty l'ha tradotto per voi! Sotto la foto trovate la traduzione,mentre cliccando il link della fonte,lo trovate in inglese.
"Dimmi di più", disse Alec camminando su e giù sul pavimento di cemento della stazione della metropolitana abbandonata di City Hall. "Devo sapere".
Camille guardò il ragazzo davanti a sé. Era sdraiata su un divano scarlatto che occupava una piccola porzione di spazio. Era di morbido velluto, anche se era stato bruciato qui e là. Non era il pezzo d'arredamento più bello che ricordasse, e una stazione di transito sotto Manhattan non era certo paragonabile al suo studio a Parigi, alla sua residenza ad Amsterdam, o alla grande casa padronale sul fiume vicino a San Pietroburgo, che ora ricordava solo come pallidi ricordi. "Saperne di più su cosa?", chiese, anche se sapeva benissimo la risposta.
"Su Magnus", disse Alec. Teneva una pietra di stregaluce nella mano, con noncuranza, come se avesse dimenticato che fosse lì. Così tipico dei Nephilim, coloro che davano per scontati i loro poteri concessi dall'angelo e la magia che correva nel loro sangue. La pietra gettava la sua luce verso l'alto, mostrando chiaramente la superficie e gli spigoli del volto di Alec. "Lui non mi parla del suo passato, e io non lo sopporto. Non posso sopportare di non sapere".
Camile guardò il ragazzo. Era pallido come il latte, i suoi occhi azzurri risaltavano contro il candore della pelle e lo scuro dei suoi capelli e delle sue ciglia. Aveva gambe lunghe, sottili come un ramo di salice, ma forti: un ragazzo molto carino, anche per lei che guardando gli esseri umani vedeva la mortalità e la putrefazione.
"Potresti dover sopportare", gli disse cercando di non far trapelare la noia dalla sua voce. "Se Magnus non ha ancora condiviso i suoi segreti con te, potrebbe scegliere di non condividerli mai. Devi accettare di avere lui e i suoi segreti, o non averlo del tutto".
Alec si girò di scatto "Ma ha condiviso i suoi segreti con te!. Lei fece spallucce. "Ci conoscevamo da molto tempo. Ho tanto tempo da concedere". Lei sorrise, sentendo forte la pressione dei suoi canini sul labbro inferiore. Aveva fame. Pensò al ragazzo, al battito nel suo collo che pulsava più velocemente man mano che parlava, al dilatamento delle sue pupille. Le lacrime umane erano sale, come il sangue.
Ma lui non pianse. La sua espressione era dura, e vide un po' dei suoi antenati nella linea della mascella. "Chi è suo padre?"
Lasciò cadere la testa contro il divano. "E perché dovrei dirtelo?"
"Perché vuoi che uccida Raphael", disse lui. "E perché potrei renderti la vita molto più piacevole volendo". Sollevò lo stregaluce, e i suoi raggi bianchi e freddi si diffusero attraverso la stanza. Quindi se l'era ricordato alla fine.
Camille si alzò, portando indietro i capelli. "Questa è l'ultima volta Alexander. Dopo questo, io non dirò più una parola fino a quando tu non tornerai da me con le mani sporche del sangue di Raphael e il suo cuore appeso ad una catena da farmi indossare".
Alec deglutì. "Dimmi. Dove è nato? Chi è suo padre?"
"Si potrebbe chiamare Indonesia", disse Camille. "Ma per noi erano le Indie olandesi orientali. La madre di Magnus era di sangue misto, padre bianco e madre indonesiana. Suo padre era un principe dell'inferno. Tu conosci i principi dell'Inferno, angioletto?".
Il volto di Alec si fece ancora più pallido. "Certo che li conosco!", disse stizzito. "Io sono uno Shadowhunter. Ma sono... Miti. I più grandi angeli del paradiso sono diventati i più grandi principi dell'inferno. E il più grande di tutti è... Lucifero". Trattenne il respiro. "Non stai dicendo..."
Camille si spanciò dalle risate. "Che il padre di Magnus è il portatore di luce? La stella del mattino? Certo che no!".
"Ma è il principe dell'inferno"
"Dovrai chiederlo tu stesso a Magnus", disse Camille giocherellando con un ornamento del bracciolo del divano.
"Dorse non te l'ha mai detto", disse Alec. "Ti amava abbastanza da dirtelo? Tu lo amavi abbastanza?".
"Mi ha amata", disse Camille pensierosa. "Io non lo amavo. Ero affezionata a lui, ma non l'ho mai amato. Non così". Si spostò irritata. "Sono stanca di raccontarti queste cose, piccolo Shadowhunter specialmente quando sei stato così poco utile per me".
Le guance di Alec arrossirono. Camille percepiva dalla tensione del suo copro snello che stava trattenendo la rabbia e la vergogna: aveva bisogno di le, pensò con soddisfazione, aveva bisogno di lei per soddisfare la curiosità che lo stava consumando, alimentata dalla paura. Il bisogno che lui aveva di lei era pari al suo del sangue.
"Un'ultima cosa", disse lui a bassa voce. "Un'ultima cosa e ti lascerò in pace".
Lei inarcò le sopracciglia.
"Io sono diverso?" disse Alec. "C'è qualcosa di diverso tra il modo in cui ama me e il mondo in cui ha amato prima di me?".
Camille lasciò che le sue labbra curvassero in un pigro sorriso. "La risposta a questa domanda, Alexander, ti costerà".
"Cosa mi costerà? Cos'altro?"
C'era dolore nella sua voce.
"Sangue", disse lei.
Un lungo silenzio si tese tra loro. Infine, in tono incredulo, lui disse. "Vuoi bere il mio sangue?".
Lei ridacchiò. "Sai quanto tempo è passato da quando ho bevuto da un essere umano consenziente? E il sangue di Shadowhunter ha delle qualità speciali. Non siete tutti come il vostro Jace, naturalmente, che portate la luce del giorno nelle vostre vene. Ma comunque -- una vendemmia di qualità insolita".
Il rossore sulle guance di Alex si intensificò. Fissò Camille che giaceva sul velluto, socchiudendo gli occhi. Lei sapeva che la sua bellezza non poteva stuzzicarlo o tentarlo, ma non aveva importanza. La bellezza era il potere, ma c'erano altri tipi di potere.
Da così vicino ad Alec, poteva sentirne il profumo: legno di sandalo, colonia, freddo dell'inverno, l'odore di sale della paura umana. Ed erano umani gli Shadowhunters. Sotto tutto questo, ancora umani, in preda alle emozioni umane, le debolezze umane e le paure umane, per tutto questo credevano di essere speciali.
"Molto bene", disse lui. "Solo per questa volta".
Camille guardò attraverso gli occhi semichiusi che nascondevano il suo trionfo il tremore delle dita di lui raggiungere il bottone del polsino della camicia e aprirlo, offrendole la sua pelle nuda e non protetta.

Fonte: CassandraClare Tumblr

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