Il periodo ufficiale di distribuzione di CoLS è finito e Cassandra ha pubblicato un contenuto
speciale che si poteva trovare nella target edition. Si chiama "Questione di
Potere" e contiene una scena di Alec e Camille che parlano di cos'altro?Se non di Magnus!. Sty l'ha tradotto per voi! Sotto la foto trovate la traduzione,mentre cliccando il link della fonte,lo trovate in inglese.
"Dimmi di più", disse Alec
camminando su e giù sul pavimento di cemento della stazione della
metropolitana abbandonata di City Hall. "Devo sapere".
Camille guardò
il ragazzo davanti a sé. Era sdraiata su un divano scarlatto che
occupava una piccola porzione di spazio. Era di morbido velluto, anche
se era stato bruciato qui e là. Non era il pezzo d'arredamento più bello
che ricordasse, e una stazione di transito sotto Manhattan non era
certo paragonabile al suo studio a Parigi, alla sua residenza ad
Amsterdam, o alla grande casa padronale sul fiume vicino a San
Pietroburgo, che ora ricordava solo come pallidi ricordi. "Saperne di
più su cosa?", chiese, anche se sapeva benissimo la risposta.
"Su
Magnus", disse Alec. Teneva una pietra di stregaluce nella mano, con
noncuranza, come se avesse dimenticato che fosse lì. Così tipico dei
Nephilim, coloro che davano per scontati i loro poteri concessi
dall'angelo e la magia che correva nel loro sangue. La pietra gettava la
sua luce verso l'alto, mostrando chiaramente la superficie e gli
spigoli del volto di Alec. "Lui non mi parla del suo passato, e io non
lo sopporto. Non posso sopportare di non sapere".
Camile guardò il
ragazzo. Era pallido come il latte, i suoi occhi azzurri risaltavano
contro il candore della pelle e lo scuro dei suoi capelli e delle sue
ciglia. Aveva gambe lunghe, sottili come un ramo di salice, ma forti: un
ragazzo molto carino, anche per lei che guardando gli esseri umani vedeva la mortalità e la putrefazione.
"Potresti dover sopportare",
gli disse cercando di non far trapelare la noia dalla sua voce. "Se
Magnus non ha ancora condiviso i suoi segreti con te, potrebbe scegliere
di non condividerli mai. Devi accettare di avere lui e i suoi segreti, o
non averlo del tutto".
Alec si girò di scatto "Ma ha condiviso i
suoi segreti con te!. Lei fece spallucce. "Ci conoscevamo da molto
tempo. Ho tanto tempo da concedere". Lei sorrise, sentendo forte la
pressione dei suoi canini sul labbro inferiore. Aveva fame. Pensò al
ragazzo, al battito nel suo collo che pulsava più velocemente man mano
che parlava, al dilatamento delle sue pupille. Le lacrime umane erano
sale, come il sangue.
Ma lui non pianse. La sua espressione era dura, e vide un po' dei suoi antenati nella linea della mascella. "Chi è suo padre?"
Lasciò cadere la testa contro il divano. "E perché dovrei dirtelo?"
"Perché
vuoi che uccida Raphael", disse lui. "E perché potrei renderti la vita
molto più piacevole volendo". Sollevò lo stregaluce, e i suoi raggi
bianchi e freddi si diffusero attraverso la stanza. Quindi se l'era
ricordato alla fine.
Camille si alzò, portando indietro i capelli.
"Questa è l'ultima volta Alexander. Dopo questo, io non dirò più una
parola fino a quando tu non tornerai da me con le mani sporche del
sangue di Raphael e il suo cuore appeso ad una catena da farmi
indossare".
Alec deglutì. "Dimmi. Dove è nato? Chi è suo padre?"
"Si
potrebbe chiamare Indonesia", disse Camille. "Ma per noi erano le Indie
olandesi orientali. La madre di Magnus era di sangue misto, padre
bianco e madre indonesiana. Suo padre era un principe dell'inferno. Tu
conosci i principi dell'Inferno, angioletto?".
Il volto di Alec si
fece ancora più pallido. "Certo che li conosco!", disse stizzito. "Io
sono uno Shadowhunter. Ma sono... Miti. I più grandi angeli del paradiso
sono diventati i più grandi principi dell'inferno. E il più grande di
tutti è... Lucifero". Trattenne il respiro. "Non stai dicendo..."
Camille si spanciò dalle risate. "Che il padre di Magnus è il portatore di luce? La stella del mattino? Certo che no!".
"Ma è il principe dell'inferno"
"Dovrai chiederlo tu stesso a Magnus", disse Camille giocherellando con un ornamento del bracciolo del divano.
"Dorse non te l'ha mai detto", disse Alec. "Ti amava abbastanza da dirtelo? Tu lo amavi abbastanza?".
"Mi
ha amata", disse Camille pensierosa. "Io non lo amavo. Ero affezionata a
lui, ma non l'ho mai amato. Non così". Si spostò irritata. "Sono stanca
di raccontarti queste cose, piccolo Shadowhunter specialmente quando
sei stato così poco utile per me".
Le guance di Alec arrossirono.
Camille percepiva dalla tensione del suo copro snello che stava
trattenendo la rabbia e la vergogna: aveva bisogno di le, pensò con
soddisfazione, aveva bisogno di lei per soddisfare la curiosità che lo
stava consumando, alimentata dalla paura. Il bisogno che lui aveva di
lei era pari al suo del sangue.
"Un'ultima cosa", disse lui a bassa voce. "Un'ultima cosa e ti lascerò in pace".
Lei inarcò le sopracciglia.
"Io sono diverso?" disse Alec. "C'è qualcosa di diverso tra il modo in cui ama me e il mondo in cui ha amato prima di me?".
Camille lasciò che le sue labbra curvassero in un pigro sorriso. "La risposta a questa domanda, Alexander, ti costerà".
"Cosa mi costerà? Cos'altro?"
C'era dolore nella sua voce.
"Sangue", disse lei.
Un lungo silenzio si tese tra loro. Infine, in tono incredulo, lui disse. "Vuoi bere il mio sangue?".
Lei
ridacchiò. "Sai quanto tempo è passato da quando ho bevuto da un essere
umano consenziente? E il sangue di Shadowhunter ha delle qualità
speciali. Non siete tutti come il vostro Jace, naturalmente, che portate
la luce del giorno nelle vostre vene. Ma comunque -- una vendemmia di
qualità insolita".
Il rossore sulle guance di Alex si intensificò.
Fissò Camille che giaceva sul velluto, socchiudendo gli occhi. Lei
sapeva che la sua bellezza non poteva stuzzicarlo o tentarlo, ma non
aveva importanza. La bellezza era il potere, ma c'erano altri tipi di
potere.
Da così vicino ad Alec, poteva sentirne il profumo: legno di
sandalo, colonia, freddo dell'inverno, l'odore di sale della paura
umana. Ed erano umani gli Shadowhunters. Sotto tutto questo, ancora
umani, in preda alle emozioni umane, le debolezze umane e le paure
umane, per tutto questo credevano di essere speciali.
"Molto bene", disse lui. "Solo per questa volta".
Camille
guardò attraverso gli occhi semichiusi che nascondevano il suo trionfo
il tremore delle dita di lui raggiungere il bottone del polsino della
camicia e aprirlo, offrendole la sua pelle nuda e non protetta.
Fonte: CassandraClare Tumblr
E'
VIETATA LA RIPRODUZIONE DI QUESTO ARTICOLO TRADOTTO DALLO STAFF DI
MUNDANE JOURNAL.POTETE UTILIZZARLO CITANDO SEMPRE IL LINK DEL SITO
Nessun commento:
Posta un commento